Alechin Aleksandr

Nome: Aleksandr Aleksandrovic Alechin
Notizie: (Mosca, 31 ottobre 1892 - Lisbona, 24 marzo 1946)Aleksandr Aleksandrovic Alechin, generalmente conosciuto, secondo la traslitterazione francese, come Alexandre Alekhine, è stato uno scacchista russo, quarto Campione del mondo, spesso considerato uno dei più grandi giocatori di scacchi di sempre. Tra i più forti giocatori del mondo già all'età di 21 anni, Alechin vinse negli anni '20 la maggior parte dei tornei cui partecipò; nel 1927 divenne campione del mondo sconfiggendo José Raul Capablanca in quello che fu il più lungo incontro di un campionato del mondo tenutosi fino al 1984. Nei primi anni '30, Alechin continuò a vincere, a volte dominando, i tornei cui partecipava; col passare del tempo, tuttavia, i suoi risultati si fecero più altalenanti, effetto secondo alcuni del suo alcolismo. Partecipò anche a cinque Olimpiadi degli scacchi come Capitano della Francia, vincendo premi in ognuna di esse (quattro medaglie e un "premio di bellezza"). Difese il suo titolo contro Efim Bogoljubov nel 1929 e nel 1934, prima di venire sconfitto da Max Euwe nel 1935. Due anni dopo Alechin riconquistò il titolo mondiale; lo scoppio della seconda guerra mondiale bloccò le trattative per un nuovo incontro con giocatori della nuova generazione come Paul Keres o Michail Botvinnik. Alechin morì in Portogallo nel 1946, ancora campione in carica. Alechin è ricordato per il suo stile di attacco accanito ed ingegnoso, unito a una grande abilità nelle posizioni e nel finale. Introdusse numerosi innovazioni nel campo delle aperture, dando il suo nome alla difesa Alechin e a diverse altre varianti d'apertura. Alcuni sistemi statistici di valutazione dissentono sulla sua forza relativa agli altri giocatori della storia degli scacchi, ponendolo, all'interno delle loro liste "all-time", fra il quarto e il diciottesimo posto.Alechin nacque in Russia, il 31 ottobre (o secondo altri il 1º novembre) 1892, in una famiglia agiata di Mosca. Suo padre, Aleksandr Ivanovic Alechin (1856-1917), nobile di provincia, era un proprietario terriero e Consigliere della Corona della legislativa e conservativa Duma; la madre, Anes'ja Ivanovna Alechina (nata Prochorova) (1861-1915), era figlia di un ricco industriale di tessuti. Si dice che i genitori si occupassero poco dei figli: il padre sembra aver perduto, poco prima della Grande Guerra, un milione di rubli al Casino di Montecarlo, ed esser stato posto, per questo motivo, sotto tutela, mentre la madre, alcolizzata, morì a Basilea in una clinica per malattie mentali. Fu in particolare la nonna a prendersi cura dei suoi nipoti e vi è chi vede, in questi precedenti, sia la causa originaria dell'alcolismo di cui Alechin soffrì quasi tutta la vita, sia il motivo della sua predilezione per le donne più anziane di lui. Ad Alechin gli scacchi furono insegnati dalla madre, dalla sorella maggiore Varvara (Barbara) e dal fratello maggiore Aleksej; quest'ultimo, in particolare, era un discreto giocatore dilettante: sono conservati alcuni quaderni in cui i due fratelli annotavano partite ed elaboravano analisi. Disse lo stesso Alechin di aver imparato a giocare a sette anni ma di essersi dedicato seriamente agli scacchi soltanto a dodici: precisò poi che questa sua decisione fu anche influenzata dalla profonda impressione ricevuta, quando aveva nove anni, vedendo al Circolo degli scacchi di Mosca, nel 1901, il campione statunitense Harry Nelson Pillsbury giocare alla cieca una serie di 25 partite simultanee; in seguito, Alechin ricordò: L'impresa mi lasciò stupefatto, come del resto stupì tutto il mondo degli scacchi. La sua casa era frequentata anche da importanti giocatori russi del tempo: Nenarokov, Blumenfeld e Duž-Chotimirskij, il quale gli avrebbe dato, già alla fine del secolo, alcune lezioni private. Alechin partecipò a molti tornei per corrispondenza, tra il 1902 e il 1911, sponsorizzati dalla rivista Šachmatnoe Obozrenie e così la sua prima partita che ci è nota fu giocata in un torneo per corrispondenza iniziato il 3 dicembre 1902. Nel 1907, a quattordici anni, si classificò agli ultimi posti, 11°-13°, nel «Torneo di ottobre» del Circolo dilettanti di scacchi di Mosca, mentre il fratello maggiore Aleksej si classificò 4°-6°: si prese tuttavia la rivincita l'anno seguente, vincendolo, intanto che in agosto si classificò 4°-5° nel Torneo di Düsseldorf. Ancora nel 1908 ebbe confronti individuali con maestri di buona forza: Curt von Bardeleben, che sconfisse per 4 1/2 : 1/2, Blumenfeld, da lui sconfitto con il medesimo risultato, e con Fahrni, col quale pattò 1 1/2 : 1 1/2. Si confermò il miglior dilettante moscovita vincendo ancora l'annuale Torneo di Mosca del 1909 ma soprattutto, a diciassette anni, si affermò come il miglior giovane giocatore russo del momento vincendo il Campionato nazionale dilettanti a San Pietroburgo con 12 vittorie, una patta e 4 sconfitte e ottenendo così il titolo di Maestro. In quell'occasione conobbe Savielly Tartakower che anni dopo disse di lui che già allora Alechin «manifestò quella volontà di vincere, quell'orientamento verso un obiettivo concreto, che caratterizzò tutta la sua vita e che non va confuso con la volgare ambizione». Aggiunse Tartakower che i fattori che portarono Alechin al massimo livello furono: «1. Innanzi tutto, la dedizione incondizionata agli scacchi, che egli considerò una vera arte. 2. Un'intelligenza molto sviluppata e una solida istruzione. 3. Una inesauribile fonte di idee. 4. Un costante lavoro di perfezionamento, ma non attraverso compilazioni di varianti, come fecero Grünfeld e il dottor Euwe, bensì attraverso l'impostazione artistica di schemi, di piani di gioco e di combinazioni. 5. Il mezzo: porre problemi all'avversario in quasi tutte le mosse. 6. La serenità, tanto nelle sconfitte che nelle vittorie e la consapevolezza che ogni successo era solo una tappa del cammino verso una successiva e superiore tappa. In effetti, Alechin divise in tappe tutta la sua carriera scacchistica». Aleksandr concluse quell'anno gli studi ginnasiali e s'iscrisse nella Facoltà di giurisprudenza dell'Università di San Pietroburgo. Il conseguimento del titolo di maestro gli permetteva ora di partecipare ai tornei internazionali: giocatore di talento, ma non precoce e naturale come fu invece, per esempio, Capablanca, le sue prime prove non furono esaltanti. Nel 1910 si classificò 7°-8° nel Torneo di Amburgo vinto da Schlechter, nel 1911 fu 8°-11° in quello di Karlsbad, vinto da Teichmann e 6°-7° a Vilna, dove si affermò Rubinstein: in compenso, nel 1912 si classificò al primo posto a Stoccolma, in un torneo peraltro di non alto livello. Si può dire che in questo periodo Alechin fosse un giocatore di seconda fila nel panorama internazionale, essendo la prima fila formata dal campione del mondo Lasker, da Rubinstein e da Capablanca. Nel 1914 si tiene a San Pietroburgo un importante torneo internazionale il cui esito avrebbe designato lo sfidante al titolo di campione mondiale e fu proprio Lasker a classificarsi primo, vincendo l'ultima partita contro Capablanca, giunto secondo. Terzo fu Alechin, a rispettabile distanza dai due migliori giocatori del momento, ma riuscendo a imporsi a giocatori del talento di Rubinstein e di Nimzowitsch e guadagnando il titolo di Grande Maestro: non si trattava tuttavia di un titolo ufficiale (questo titolo sarà infatti ufficialmente istituito dalla FIDE solo nel 1950), ma di un riconoscimento onorifico tributato dallo zar di Russia ai primi cinque classificati del torneo (oltre a Lasker, Capablanca e Alechin, Siegbert Tarrasch e Frank Marshall). Proprio in quella circostanza Alechin comprese che, data l'età ormai avanzata di Lasker, presto sarebbe stato Capablanca il prossimo campione e lui sarebbe divenuto il suo sfidante di diritto. Alekhine si trovava in Germania, disputando il torneo di Mannheim assieme ad altri russi (tra cui Bogoljubov, Bohatirchuk e Selezniev), quando scoppiò la guerra: i giocatori russi furono internati ma dopo alcuni mesi alcuni di loro furono liberati, tra cui Alekhine. Tornato in Russia, è destinato alla Sanità militare, operando sul fronte austriaco come autista di ambulanze: in seguito a uno shock da bombardamento viene ricoverato all'ospedale di Tarnopol in Polonia, dove non perde occasione di giocare a scacchi. Le notizie che lo riguardano, a partire dal 1917, sono molto confuse: la Rivoluzione del febbraio 1917 lo coglie a Mosca, mentre sembra che subito dopo quella di ottobre egli intendesse lasciare la Russia, imbarcandosi da Odessa. Sta di fatto che egli partecipò a due tornei magistrali a Mosca nel 1918 e nel 1919 e alla I Olimpiade panrussa, celebrata nel 1920, che vince, ottenendo il titolo di Campione di Russia. Quello stesso anno è attestata la sua nomina a giudice istruttore della polizia criminale di Mosca, incarico corrispondente a quello di ispettore di polizia. Anche la notizia di un suo arresto come sospetto di simpatie controrivoluzionarie e persino di una sua condanna a morte per spionaggio, dalla quale sarebbe stato sottratto dall'intervento personale di Trotski, ha il sapore della leggenda: pur essendo dichiaratamente anticomunista, Alechin, più volte richiesto in merito, durante tutta la sua vita non confermò mai quelle circostanze. Nel 1920 Alechin sposò la baronessa russa von Severgin, una donna più anziana di lui e già vedova: il matrimonio sarebbe stato celebrato solo allo scopo di legittimare la loro figlia Valentina, nata nel 1913. Poco dopo fu interprete presso il Comintern conoscendo, in questa occasione, Annaliese Rüegg, una giornalista svizzera piuttosto nota al tempo: subito divorziato, Alechin la sposò il 15 marzo 1921 ed entrambi furono autorizzati a lasciare la Russia il 23 aprile 1921. Pertanto, contrariamente a quanto a volte si sostiene, Alechin lasciò legalmente la Russia. Da Riga, in Lettonia, si trasferisce subito a Berlino, dove gioca due match con i maestri tedeschi Richard Teichmann e Friedrich Sämisch. Deciso a dedicarsi interamente agli scacchi, dai quali deve ottenere anche il sostentamento economico, partecipa in rapida successione a tre importanti tornei a Triberg, a Budapest e a L'Aia, vincendoli tutti, intanto che a L'Avana Capablanca si affermava nuovo Campione mondiale battendo facilmente l'anziano Lasker. Si trasferisce a Parigi e sogna di presentarsi come il prossimo sfidante del cubano, il quale sembra un'autentica macchina costruita per vincere. Il torneo di Londra, tenutosi nell'agosto del 1922, è facilmente vinto da Capablanca che distanzia Alechin di 3 punti e mezzo: il loro confronto diretto finisce dopo mezzora con una patta proposta dal campione cubano dopo sole 17 mosse. In quell'occasione, Capablanca stabilì - come aveva diritto, essendo il titolo considerato a quel tempo una «proprietà privata» del campione in carica - le regole del prossimo Campionato mondiale: l'incontro sarebbe terminato al conseguimento di 6 vittorie; il tempo di riflessione per giocatore in ogni partita veniva fissato in due ore e mezza per 40 mosse; lo sfidante doveva offrire una borsa di 10.000 dollari; il campione in carica era tenuto a mettere in palio il titolo entro un anno. La cifra di 10.000 dollari era allora molto elevata - e occorreva preventivare tutte le spese di soggiorno durante un match che si prospettava di lunga durata - e per raccoglierla occorreva solo giocare e vincere i premi dei tornei, sperando anche nell'aiuto economico di qualche magnate appassionato di scacchi. E occorreva studiare, perfezionarsi in quella che Alechin considerava un'arte, nella quale egli sapeva di essere ancora inferiore al suo grande rivale: bisognava in particolare studiare le sue partite per scoprire i difetti del suo gioco. Naturalmente, occorre fare un'analisi dei propri difetti, per prenderne coscienza e superarli: è probabilmente a questo scopo - oltre a quello di presentare un aperto manifesto della sua maestria - che Alechin pubblicò un primo volume de Le mie migliori partite. 1908-1923 e un successivo volume di commenti a tutte le partite giocate nel Torneo di New York 1924: oltre alle sue capacità nel gioco di combinazione, che gli faceva scoprire in una partite varianti passate inosservate, «il merito principale dei commenti di Alechin consiste nel mettere in evidenza i bruschi cambiamenti della contesa, i momenti critici in cui da una posizione favorevole si passa a una posizione equilibrata o inferiore per poi mutare nuovamente». Nel 1923 i risultati ottenuti sono modesti: separatosi dalla moglie, che non sopportava il suo modo di vivere, si unisce - ma solo per qualche anno - con Nadja Fabrižkaia, come al solito una donna più anziana, vedova del generale zarista Vasiljev, con la quale sembra aver condotto una vita familiare molto tranquilla. Nello stesso tempo, intenzionato a ottenere la cittadinanza francese, studia diritto per sostenere l'esame che gli permetta di ottenere il riconoscimento legale della laurea ottenuta in Russia. Alla fine dell'anno partì per il Canada: il 29 novembre scrisse da Montréal a Capablanca, informandolo che negli Stati Uniti intendeva raccogliere il denaro necessario per sostenere il campionato. Non riuscì però nell'intento: vennero finanziamenti solo per organizzare un torneo a doppio turno a New York, il vincitore del quale, o il meglio piazzato dopo Capablanca, avrebbe avuto il diritto di sfidarlo. A sorpresa, ma meritatamente, vinse il «vecchio» Lasker con 16 punti su 20, davanti a Capablanca con 14 1/2, che subì contro Reti la sua prima sconfitta dopo otto anni, e ad Alechin con 12. Svanivano così le possibilità di poter sostenere il match mondiale - un confronto tra Capablanca e Lasker era comunque escluso - e veniva ribadita la sua inferiorità rispetto al giocatore cubano, che gli vinse una partita e, non sfruttando una posizione vantaggiosa, pattò la seconda. L'anno 1925 è uno dei più favorevoli: vinti facilmente i non impegnativi tornei di Parigi e di Berna, trionfa nel grande Torneo di Baden-Baden nel quale, assenti Capablanca e Lasker, supera i maggiori maestri del tempo: Rubinstein, Sämisch, Bogoljubov, Marshall, Nimzowitsch, Spielmann, Réti, contro il quale realizza una partita da antologia degli scacchi. Scrisse Tartakower: «Capablanca detiene il titolo, Lasker possiede i risultati, ma Alechin ha lo stile di un vero campione del mondo». Finalmente, il 19 febbraio 1927, s'inaugura a New York un nuovo Torneo, al quale partecipano solo sei giocatori - Capablanca, Alechin, Vidmar, Marshall, Nimzowitsch e Spielmann, ognuno dei quali avrebbe però sostenuto quattro partite con ciascun avversario - con un importante accordo: chi avesse vinto il Torneo, o si fosse piazzato secondo dietro Capablanca, sarebbe stato lo sfidante al titolo di campione del mondo. Vinse ancora Capablanca, imbattuto con due punti e mezzo di vantaggio su Alechin, sconfitto in una delle quattro partite dirette: ma ora il russo aveva acquisito il diritto a sfidare il campione cubano. La sede era fissata a Buenos Aires, avendo lo stesso governo argentino garantito i finanziamenti necessari. Non c'è dubbio che Alechin si presentò a Buenos Aires dopo aver svolto una lunga e minuziosa preparazione su se stesso e sulle caratteristiche del gioco del suo avversario. Pensava di aver individuato i suoi punti deboli, che espose in un articolo scritto dopo la conclusione del campionato: «Nel 1925 Capablanca dovette sopportare una delle maggiori delusioni della sua attività sportiva: nel Torneo di Mosca occupò a fatica il terzo posto e perdette due partite [...] le cause vanno cercate nella sua tendenza, sempre più accentuata, alla semplificazione della posizione, alla riduzione del gioco a pura tecnica, spegnendo quello spirito vivo che brillò nelle sue partite di San Sebastián (1911) e di San Pietroburgo (1914) [...] è assurdo considerare "macchina scacchistica e "miglior campione di tutti i tempi" un giocatore che in ogni partita si scoprono generalmente due o tre imprecisioni, per non dire errori evidenti». «Rilevato il limitato repertorio di aperture utilizzato abitualmente da Capablanca, ne indica la causa nel suo «istinto di conservazione» che lo porta a semplificare il gioco senza trarre alcun vantaggio dall'apertura». «Nel medio gioco, Capablanca ha una rapidissima capacità di giudizio, cosicché se le sue scelte appaiono buone, tuttavia non sono sempre le migliori: la fiducia in se stesso lo conduce a non approfondire e a non scoprire tutte le possibilità offerte dalla posizione». Alechin sostiene che nemmeno nel finale - fase della partita nella quale si giudicava il cubano impeccabile - egli era insuperabile. Alechin non concesse tuttavia il match di ritorno a Capablanca, preferendo affrontare avversari più morbidi come Efim Bogoljubov (nel 1929 e 1934) e Max Euwe, che tuttavia lo batté inaspettatamente nel 1935. Il regno di Euwe durò tuttavia solo due anni, in quanto fu battuto dallo stesso Alechin nel 1937. La seconda guerra mondiale impedì l'organizzazione di ulteriori match, tanto che quando Alechin morì, nel 1946, era ancora campione. È sepolto nel cimitero di Montparnasse. Nel marzo del 1941 apparvero nel «Pariser Zeitung», giornale in lingua tedesca edito nella Parigi occupata, alcuni articoli a firma di Alechin, poi riprodotti anche nella rivista «Deutsche Schachzeitung». Il primo di essi fu pubblicato il 22 marzo 1941 con il titolo Scacchi ebrei e scacchi ariani. Alechin esordiva ricordando la recente morte del giocatore Emanuel Lasker, il secondo campione del mondo della storia degli scacchi, successore di Wilhelm Steinitz, entrambi ebrei. Steinitz e Lasker, secondo Alechin, «cercarono di far credere al mondo di essere grandi strateghi e inventori di nuove idee», mentre erano soltanto «due abili tattici». Lasker, che batté in due match Steinitz, «la figura più grottesca che il mondo degli scacchi abbia mai visto», grazie alla giovane età e «alla sua abilità tattica», non espresse mai «una sola idea indipendente». Nelle sue conferenze pubblicate nel libro Common sense in Chess, «Lasker plagia il grande Morphy e le idee del nordamericano sulla "lotta per il centro"», essendogli del tutto estranea «l'idea dell'attacco come idea gioiosa e creativa». I fondamenti degli «scacchi ebrei» riposano infatti, secondo Alechin, su due principi: «1°. Guadagno materiale a ogni costo. 2°. Opportunismo: un opportunismo portato all'estremo che vuole escludere la minima possibilità di pericolo» con la conseguenza di un gioco basato sulla «difesa in quanto tale». Negli articoli del «Pariser Zeitung» si trovano altri sprezzanti giudizi di Alechin su vari giocatori di origine ebraica. Di David Janowski scrive che realizzò partite brillanti solo contro avversari deboli, mentre «di fronte a veri maestri, il suo stile era tanto tecnico, secco e materialista come il 99 per 100 dei suoi compagni di razza». I primi anni del secolo furono un periodo di decadenza degli scacchi, dominati dalla cosiddetta Scuola viennese «fondata dall'ebreo Max Weiss e più tardi propagandata dal trio giudeo Schlechter-Kaufmann-Fähndrich», per la quale «il segreto del successo non era conseguire la vittoria, ma evitare la sconfitta». Di Rubinstein afferma che fu «educato in modo ortodosso a un odio talmudico contro i gojim» e, grazie alla protezione e al denaro del «meschino tabaccaio Kagan», arricchitosi durante la Prima guerra mondiale, poté sfidare Raúl Capablanca per il titolo mondiale. Alechin compì allora ogni sforzo - racconta - per impedire che Rubinstein arrivasse a disputare il match, dimostrando con i risultati ottenuti nei tornei degli anni Venti che era lui il degno candidato per il titolo. Poco dopo «sorse un altro pericolo per gli scacchi ariani nella persona di un altro ebreo dell'Est: Aaron Nimzowitsch». Nimzowitsch, uno che «ci odiava, noi russi o slavi», ebbe «un istintivo concetto di scacchi anti-ariani» ma, impressionato dalle «idee di attacco russo-slave» elaborate per primo da Cigorin, sostenne teorie che contengono «qualcosa di corretto» che tuttavia non provengono tanto da lui, quanto da altri maestri che «egli plagiava coscientemente o inconsciamente». Alla sua scomparsa, lasciò «pochi seguaci e ancor meno amici, a eccezione dei suoi compagni di razza». Questi articoli, insieme alla sua partecipazione a tornei organizzati in Germania durante la guerra e alla sua amicizia con il famigerato governatore della Polonia Hans Frank, causarono ad Alechin l'accusa di collaborazionismo e, per iniziativa della Federazione scacchistica degli Stati Uniti, l'esclusione dal torneo di Londra del 1946. Egli si difese con una lettera indirizzata il 6 dicembre 1945 all'organizzatore del torneo, Hatton Ward, negando che quegli articoli, che qualificò di «stupide elucubrazioni create con uno spirito imbevuto di idee naziste», fossero stati scritti da lui, ma ammise che una critica alle teorie scacchistiche di Steinitz e Lasker era stata da lui fatta già anni prima e giustificò i suoi legami con le autorità naziste con lo stato di necessità in cui dovette trovarsi nell'Europa occupata, sostenendo che altrimenti i beni e la stessa libertà della moglie residente in Francia sarebbero stati in pericolo. In ogni caso, avesse avuto o meno simpatie naziste, l'antisemitismo di Alechin era ben noto negli ambienti scacchistici ben prima dell'avvento del Terzo Reich e dell'inizio delle persecuzioni razziali. Come disse Savelij Tartakover nel 1946, «ora tutto il mondo critica l'antisemitismo di Alechin, ma è una cosa che noi tutti sapevamo da più di quindici anni».
![]() Stato: Mongolia Anno: 1986 |
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![]() Stato: Tajikistan Anno: 2001 |
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